La nuova edizione di questo volume del Commentario - rispetto alla prima, del 1973, ad opera di Renzo Costi - è stata sollecitata da due principali esigenze.
Per un verso, si trattava di tener conto di quella renaissance del tipo "accomandita per azioni" registrata a partire dalla metà degli anni ‘80 del secolo scorso: un tipo sociale, che appariva in quel tempo destinato ad un irreversibile declino, conosceva allora - e, in parte, conosce tuttora - una nuova attualità seppure per finalità del tutto nuove (quelle di holding di controllo di società industriali con proprietà familiare frammentata).
Per altro verso, si trattava di verificare la "reazione chimica" fra la nuova disciplina della società per azioni, quella conseguente alla riforma del diritto societario del 2003, e le poche norme speciali sull’accomandita. Fin dal codice del 1942, infatti, il legislatore aveva prescritto il "rinvio" alle norme della società per azioni (in quanto compatibili) per ogni aspetto non espressamente regolato in materia di accomandita. Lasciando pressoché intatto il Capo dedicato all’accomandita per azioni, il legislatore della riforma ha inteso, quindi, affidare all’interprete il compito di verificare la portata di un "rinvio" rimasto, sì, del tutto invariato, ma rispetto ad una disciplina (quella della società per azioni) frattanto profondamente modificata.