La malattia di Dupuytren ancora oggi rimane avvolta nel mistero: è incerta la paternità della sua prima descrizione, sebbene, e con molte polemiche, da centoottantuno anni è storicamente legata all’illustre chirurgo francese Guillaume Dupuytren. Un enigma per gli studiosi è anche la sua eziopatogenesi, in cui fattori ambientali, comportamentali, genetici, e biomolecolari, in parte ancora sconosciuti, interagiscono a più livelli, generando reazioni biochimiche a cascata che portano alla ben nota iperproliferazione dei fibroblasti e alla conseguente deposizione di collagene. Essa rappresenta inoltre una sfida per il chirurgo che deve districarsi tra tecniche operatorie differenti in relazione allo stadio della malattia, età del paziente, esigenze di vita quotidiana, in un distretto che per complessità anatomica non ha eguali nel resto del corpo. Fino ad ora la chirurgia è stata la sola opzione terapeutica codificata che abbia permesso di ottenere la correzione delle deformità digitali a lungo termine. Risultati incoraggianti sono stati raggiunti di recente con la collagenasi, di cui ancora non esistono risultati a distanza statisticamente significativi. Sono ancora necessari ulteriori studi e approfondimenti che richiedono contributi e collaborazioni tra i “diversi campi del sapere” al fine di trovare soluzioni sempre meno invasive per la cura definitiva di questa malattia.